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Ritiro sociale in adolescenza: in fuga dal mondo e dalla vita
2018-02-22 Ritiro sociale in adolescenza: in fuga dal mondo e dalla vita

Ritiro sociale in adolescenza: di cosa si tratta?

In Italia si parla di venti – trentamila casi, ma i numeri non sono univoci e il fenomeno potrebbe essere più ampio. Più chiari invece i numeri di Francia (ottantamila) e Giappone (più di un milione), dove sono conosciuti come “hikikomori”.
Di cosa stiamo parlando? Dei ragazzi che, nel periodo dell’adolescenza, non riescono a fronteggiare le sfide della crescita e scelgono il ritiro sociale.
Il disturbo costringe i ragazzi a ridurre al minimo i contatti con gli altri, a interrompere l’iter scolastico e a vedere sempre più ridotte le opzioni per un futuro lavorativo.
Nonostante la quasi totale mancanza di contatti sociali, è comune per chi soffre di ritiro sociale la quasi costante connessione su internet.
Ma da cosa è determinato il ritiro sociale in adolescenza? Quali sono le sue caratteristiche? Vediamolo insieme.

Ritiro sociale in adolescenza: le sue caratteristiche

In primo luogo, tranquillizziamo i genitori: non tutte le manifestazioni di isolamento sfociano nel ritiro sociale! Ad esempio, è una tappa comune per i ragazzi in fase di crescita chiudersi nella loro camera per ore, impedendone l’ingresso a mamma e papà. Si tratta di un comportamento assolutamente normale, che serve a sottolineare la ricerca della propria indipendenza.
Quali sono, invece, le manifestazioni del ritiro sociale in adolescenza?
Intanto, per parlare di ritiro sociale, il ragazzo deve aver trascorso chiuso in camera almeno sei mesi. I contatti con amici, compagni di scuola, genitori vengono totalmente o parzialmente interrotti e, di conseguenza, si sospende anche l’iter scolastico.
Non tutti gli isolati sociali, però, passano la vita chiusi in camera: alcuni escono solo di notte per essere sicuri di non incontrare nessuno, altri si aggirano per casa quando tutti dormono o i genitori sono usciti.

È possibile che il ragazzo, prima di scegliere l’auto reclusione, abbia sofferto di fobia scolare, disturbo che si manifesta nel rifiuto di andare a scuola e con attacchi di panico (ne abbiamo parlato in modo più approfondito in questo articolo: Ansie e fobie negli adolescenti: la paura della paura).
Altra caratteristica dei ragazzi che soffrono di ritiro sociale è l’inversione dei ritmi circadiani, cioè del ritmo sonno – veglia: molti ritirati sociali, infatti, ammettono di “non sapere se è giorno o notte” per la maggior parte del tempo.
Nel corso di questo “tempo allungato”, la maggior parte dei ragazzi vive su internet, costruendo reti di relazioni attraverso giochi online, forum, chat e social network.Mentre da un lato questo fatto può essere positivo perché consente il mantenimento di rapporti sociali, seppure virtuali, dall’altro può rendere ancora più difficile uscire dall’isolamento, perché tende a confermare il comportamento del ragazzo e fornisce un tipo di protezione impensabile nel mondo reale.
Altra caratteristica comune al ritiro sociale è un diffuso senso di vergogna causato principalmente da due fattori:
1) Il sentimento di inadeguatezza nei confronti delle aspettative dei genitori e della società, vissute come soffocanti e opprimenti.
2) La difficoltà a esporre il proprio corpo in pubblico. L’adolescenza ha sempre causato disagio per i profondi cambiamenti psichici e fisici che comporta; ora questo disagio è accentuato da una società narcisistica che propone modelli inarrivabili, ai quali il ragazzo si oppone sottraendo il proprio corpo allo sguardo altrui.

Quindi, riassumendo, le caratteristiche del ritiro sociale in adolescenza sono:

  • Chiusura nella propria camera per almeno sei mesi
  • Fobia scolare
  • Ritiro scolastico
  • Inversione ritmo sonno veglia
  • Apatia, letargia
  • Contatti con gli altri limitati a forum, chat, giochi online, social network
  • Rifiuto del presente, nessuna pianificazione del futuro
  • Vergogna e senso di inadeguatezza nei confronti degli altri

Quali sono i motivi del ritiro sociale in adolescenza?

Secondo lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro e dell’AGIPPsA (Associazione Gruppi Italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza), i motivi del ritiro sociale in adolescenza sono da ricondurre all’incapacità di affrontare le difficoltà imposte da un periodo di incertezze come l’adolescenza. Questo spinge i ragazzi a sentirsi inadeguati, incapaci di vivere all’altezza delle aspettative dei genitori e della società.
Forti responsabilità sono da ricercare anche nel modello sociale con cui si confrontano i giovani, fondato sull’imposizione di essere vincenti e popolari a tutti i costi.

Anche la famiglia gioca un ruolo importante nel ritiro sociale in adolescenza. Secondo lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet, rispetto al passato è emerso un nuovo modo di guardare al bambino: i genitori considerano il figlio naturalmente vincente, socievole, incline al rapporto con gli altri, e quindi bisognoso di poche regole. Di conseguenza la pressione educativa è notevolmente allentata, ma le aspettative sono aumentate.
Il bambino non è più colpevolizzato, ma valorizzato. Di conseguenza, il piccolo non sviluppa il senso di colpa, il cui posto è occupato dal senso di vergogna. Vergogna di cosa? Un tempo, lo sviluppo del desiderio sessuale nel periodo dell’adolescenza causava senso di colpa perché entrava in conflitto con le regole imparate da piccoli; ora, il corpo causa vergogna perché percepito come goffo, brutto, non all’altezza del modello vincente, incapace di realizzare le promesse di successo instillate fin dall’infanzia.
Come rimediare alla vergogna causata dal corpo? Facendolo scomparire, negandolo alla vista altrui, relegandolo in una stanza. Da qui il ritiro sociale, “punizione” per un corpo inadatto che non ha saputo tenere fede alle promesse iniziali.

Lo psicoterapeuta Antonio Piotti concorda con questa interpretazione e commenta: “I nostri ragazzi soffrono di una vergogna psichica profonda accentuata dai tempi in cui viviamo”.
I normali sconvolgimenti dell’adolescenza sarebbero quindi esasperati da una società narcisistica le cui sollecitazioni continue porterebbero il ragazzo a nascondersi, ad evitare il confronto e a ritirarsi in un luogo sicuro.

Quando il ritiro sociale in adolescenza abbraccia ansia e depressione

È possibile che il ritiro sociale in adolescenza vada a combinarsi a stati preesistenti di disagio psicologico, ad esempio depressione e ansia.
Ritiro sociale e depressione
Il ragazzo depresso può soffrire di problemi di memoria e concentrazione, con ripercussioni sulla vita scolastica. Fortemente autocritico, non si sente meritevole d’amore ed è certo del proprio fallimento: rinuncia quindi a mettersi in gioco e, progressivamente, tende a distaccarsi dal mondo, a chiudersi in se stesso.
La visione negativa di sé investe anche la percezione del mondo circostante e del proprio futuro: la persona depressa, infatti, interpreta ciò che le succede in modo da confermare la visione negativa di se stessa, innestando un circolo vizioso che contribuisce a mantenere il disturbo e a condurre eventualmente al ritiro sociale.
La persona depressa, inoltre, prova sempre meno piacere in tutte le attività della vita quotidiana, fattore che contribuisce ulteriormente alla possibilità di ritiro sociale e alla rinuncia di ogni tipo di relazione.

Ritiro sociale e ansia
Come abbiamo già scritto in un articolo precedente, con il termine ansia (dal latino “ango”, che significa “soffocare”, “stringere”) si indica una condizione in cui il soggetto prova un timore immotivato e di esagerata intensità verso il possibile verificarsi di eventi disastrosi non meglio identificati.
È anche possibile che l’ansia venga scatenata da una fobia specifica: in questo caso, il soggetto metterà in atto dei meccanismi di autodifesa per evitare il più possibile l’oggetto che causa la comparsa del disturbo.
In caso di ansia sociale, se il disturbo non viene tempestivamente affrontato con l’aiuto di uno specialista è possibile che il paziente si ritiri sempre di più dalla vita quotidiana, fino a raggiungere una vera e propria reclusione.
Dell’ansia sociale e dei possibili rimedi abbiamo già parlato in questo articolo: Una nuova cura per il disturbo d’ansia sociale.

La personalità evitante e il ritiro sociale in adolescenza

Il disturbo evitante di personalità compare generalmente nella tarda adolescenza.
Quali sono i suoi sintomi? Il ragazzo si sente costantemente inadeguato e inferiore rispetto ai coetanei, teme di essere respinto, ridicolizzato e criticato. Per questo evita il più possibile le situazioni sociali e si accontenta di una vita di routine, prevedibile e rassicurante.
A volte i segnali che possono portare a una personalità evitante si manifestano nell’infanzia sotto forma di timidezza o di disturbi d’ansia sociale.
Il progressivo allontanamento da situazioni in cui sono presenti altre persone porta anche a una “atrofizzazione” delle abilità sociali, ovvero di quelle regole di condotta sancite a livello culturale che indicano come ci si deve comportare in determinate situazioni (per approfondire il concetto di abilità sociali, leggi il nostro articolo Social skills training e mindfulness).
Le persone con personalità evitante sono viste dagli altri come fredde, timide, con poche capacità: per questo i contatti si riducono a poche persone fidate o ai famigliari, il che pone evidenti limiti alla carriera scolastica e lavorativa. Quando, poi, questa rete di sicurezza viene a mancare, sono comuni reazioni di collera, ansia, depressione.
È importante, in particolare nel periodo dell’adolescenza, rivolgersi a uno psicologo-psicoterapeuta che aiuti il ragazzo a superare le proprie paure, in modo da evitare il ritiro sociale e, quindi, una vita poco stimolante e gratificante.

Come affrontare il ritiro sociale in adolescenza?

In Italia sono di solito i genitori dei ragazzi “ritirati sociali” a cercare l’aiuto di uno psicologo, e sono quindi loro a fornire le prime informazioni riguardo il disturbo.
Il primo contatto con il paziente può avvenire via telefono: questo consente al ragazzo di non avvertire una pressione eccessiva e allo psicologo di conquistarne gradualmente la fiducia.
Sono anche possibili sedute di social skills training per aiutare il ragazzo a entrare in relazione con gli altri, a interpretarne gesti e atteggiamenti, a gestire le proprie emozioni.

Tra le altre opzioni di trattamento ricordiamo:
Terapia cognitiva comportamentale
Lo psicologo aiuta il ragazzo ad analizzare i pensieri distorti alla base del disturbo e a sostituirli con pensieri funzionali. Viene poi spiegato come questi pensieri influenzino negativamente la realtà, generando reazioni che non fanno che confermare la decisione di ritiro sociale.

Terapia metacognitiva interpersonale
Il paziente racconta la propria vita e lo psicologo lo aiuta a distinguere l’immagine negativa di sé da quella che effettivamente hanno gli altri, a sostituire comportamenti negativi con altri funzionali, a distinguere i segnali di ostilità effettivi da quelli immaginati.

Per avere maggiori informazioni sul ritiro sociale in adolescenza puoi contattare le psicologhe e psicoterapeute di Studio PPT chiamando il numero 338 8107973 o inviando una mail a info@puntopsicoterapiatorino.it

Ritiro sociale in adolescenza – approfondimenti

1) L’articolo che offre una panoramica generale sul fenomeno del ritiro sociale in adolescenza, approfondendone le caratteristiche e presentando le possibili linee di intervento.
https://agensir.it/italia/2016/01/20/gli-hikikomori-italiani-adolescenti-chiusi-in-una-stanza-in-fuga-dal-mondo/

2) Il forte legame con internet è tra le cause del ritiro sociale in adolescenza o, piuttosto, ne è una conseguenza?
https://eventi.erickson.it/supereroi2017/UnitaDidattica/INTERNETERITIRO

3) Il ritiro sociale, visto come “scacco evolutivo” e “mancata realizzazione della nascita sociale”, visto in rapporto con la scuola e con i genitori.
https://www.altreadolescenze.it/tag/ritiro-sociale-acuto/

4) Hikikomori in Giappone, hikikomori in Italia: similitudini e differenze.
https://www.altreadolescenze.it/2016/11/04/hikikomori-quando-il-ritiro-sociale-degli-adolescenti-diventa-estremo/

5) Che significato ha il ritiro sociale per chi soffre di psicopatologie come depressione e ansia?
http://www.stateofmind.it/2016/12/ritiro-sociale-psicopatologia/

6) La ricerca di solitudine è un comportamento tipico dell’adolescente; quando, però, l’isolamento nella propria stanza può indicare la presenza di un disturbo?
https://www.nostrofiglio.it/adolescenza/cosa-fare-quando-gli-adolescenti-si-chiudono-in-stanza

7) Una breve intervista con lo psicoterapeuta Antonio Piotti sulla realtà degli hikikomori italiani:
http://www.emiliaromagnamamma.it/2015/05/chiusi-nella-stanza-spaventati-dalla-scuola-il-fenomeno-sommerso-dei-ragazzini-hikikomori/

8) Le radici psicosociali del ritiro sociale in adolescenza e un approfondimento sul concetto di vergogna che accompagna il disturbo.
http://www.familymagazine.it/rubrica/chiudere-la-porta-al-mondo-il-fenomeno-dei-ritirati-sociali

9) L’articolo indica la relazione tra il disturbo evitante di personalità e il ritiro sociale e offre utili suggerimenti sulle possibili azioni di intervento.
https://www.istitutobeck.com/disturbi-di-personalita/disturbo-evitante-personalita

10) Social skills training come possibile terapia contro il ritiro sociale in adolescenza.
http://www.terzocentro.it/portfolio-items/trattamento-in-gruppo-per-il-ritiro-sociale-social-skills-training-3/