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Anziani e demenza: il burden del caregiver
2017-04-06 Anziani e demenza: il burden del caregiver

Anziani e demenza

Nel mondo, i malati di demenza sono 47 milioni; in Italia 1,2 milioni.
Ma, se si considera la demenza come “malattia familiare”, cioè come malattia che ha forti ricadute non solo sul malato ma anche sulle persone che lo circondano, le persone che ne soffrono in modo indiretto sono molte di più: ad esempio, in America i caregiver di persone affette da demenza o Alzheimer sono circa 9 milioni.

Quali sono i sintomi tipici della demenza?

  • Perdita di memoria a breve termine
  • Difficoltà nel formulare frasi e nel trovare le parole
  • Sbalzi d’umore
  • Apatia
  • Mancanza di cura di sé
  • Difficoltà a portare a termine compiti quotidiani
  • Compromissione del senso dell’orientamento
  • Ripetizione ossessiva di frasi o gesti

Il burden del caregiver

Il peso di doversi prendere cura di un famigliare affetto da demenza può tradursi in problemi fisici e psicologici importanti per il caregiver:

è il cosiddetto “burden”, cioè la sensazione che la propria vita sia completamente assorbita e condizionata dalle richieste di una persona le cui facoltà fisiche, mentali, emotive e relazionali sono fortemente compromesse dalla malattia.

Quali sono le caratteristiche del paziente affetto da demenza che influiscono sul burden del caregiver?
Incapacità di prendersi cura di sé in modo autonomo, disturbi dell’umore, depressione, ansia, confusione (es: non riconoscere le persone intorno a sé, non capire a cosa servono determinati oggetti) sono tutti comportamenti che influiscono sul benessere mentale ed emotivo del caregiver e, in particolare, sulla comparsa di sintomi depressivi.
In particolare, numerosi studi hanno rilevato che il fattore di maggiore disagio è la necessità di prestare un’assistenza costante al familiare malato.

Quali fattori determinano lo stato di salute del caregiver?
Il benessere del caregiver può essere condizionato dalla presenza o meno di una rete di supporto sia a livello familiare che istituzionale.
Anche un rapporto positivo con il paziente affetto da demenza può alleggerire il burden, mentre legami stretti negativi (le relazioni che, nel quotidiano, la persona trova sgradevoli, invasive, difficili da gestire, fonte di stress e preoccupazione) lo peggiorerebbero.
Se alla difficoltà di prendersi cura di un paziente affetto da demenza si aggiunge la cattiva salute fisica del caregiver, poi, il burden è ulteriormente avvertito.
Infine, gli studi hanno dimostrato che un alto senso di competenza del caregiver (la consapevolezza, cioè, di avere gli strumenti per affrontare la malattia), unito alla presenza di un’efficiente rete sociale di supporto, è l’elemento determinante per arginare il senso di depressione e alleviare il burden.

Come gestire l’anziano affetto da demenza – alcuni consigli

      a)

È importante informarsi sulla malattia

      , sulle sue caratteristiche, sui cambiamenti che determina nel comportamento del malato, in modo da essere il più possibile preparati.
      b) Bisogna sempre ricordare che

sbalzi d’umore, aggressività etc sono sintomi della malattia: non vanno mai presi sul piano personale

      . Per questo è necessario rivolgersi sempre all’anziano con gentilezza e pazienza, usando frasi brevi e chiare per non generare confusione. Accompagnare le parole con i gesti, inoltre, aiuta il paziente a seguire meglio e comprendere ciò che vogliamo comunicare.
      c)

Cercare di ragionare con un paziente affetto da demenza

      , proprio perché la malattia attacca le capacità di ragionamento e giudizio,

è inutile

      . Invece di opporsi o cercare di limitare con forza certi comportamenti (es: la continua ripetizione di domande, la ricerca ossessiva di un oggetto che si crede perduto), è meglio distrarre l’anziano proponendogli qualcosa da fare.
      d) Le relazioni negative possono aumentare la sensazione di burden: per questo è necessario

porre le basi per una relazione positiva con il paziente

      , accettandone le limitazioni e mettendosi nell’ottica di assisterlo nelle attività che non può più svolgere in modo autonomo.
      e) Per quanto possa essere difficie,

Il caregiver non deve mai mettere in secondo piano la propria salute fisica e mentale

    . Ritagliarsi spazi per sé, uscire con altre persone, dedicarsi a un’attività rilassante è fondamentale per raccogliere le energie ed evitare il burn out (es: depressione, esaurimento, attacchi d’ansia).

Sostegno psicologico al caregiver Torino

Il supporto di uno psicologo/psicoterapeuta è un valido aiuto per affrontare la malattia sia dal punto di vista del paziente che del caregiver. Per maggiori informazioni è possibile contattare lo Studio PPT chiamando il 338 8107973 o scrivendo a info@puntopsicoterapiatorino.it